Ondate di freddo…

Nei prossimi giorni, le temperature si abbasseranno e inevitabilmente entreremo nel periodo più freddo dell’anno, soprattutto in alcune regioni e territori.

È necessario dunque che gli RLS/RSU richiedano immediatamente l’apertura del confronto con le direzioni aziendali. La riunione deve prevedere la presenza del capo dell’azienda, del RSPP, del capo del personale, del responsabile della produzione e del medico competente per una valutazione dei rischi per i lavoratori, derivanti dall’abbassamento delle temperature nel mentre si svolge l’attività lavorativa, individuando nel contempo gli opportuni, necessari e rapidi interventi da mettere in atto.

Per una corretta valutazione del rischio bisogna partire dalla considerazione che non esistono parametri scientifici per definire il “freddo”, ma bisogna prendere in considerazione vari fattori per  la  sua  valutazione:  quali  la  differenza  di  percezione  individuale  (le  donne  hanno generalmente una più elevata percezione del freddo), le caratteristiche sedentarie del lavoro o che implicano minimi movimenti, la presenza continua anche in luoghi chiusi di correnti d’aria, il tasso di umidità o il lavorare in un ambiente chiuso o all’aperto.

Comunque in linea generale si considerano basse temperature quelle al di sotto dei 15°, e quando la temperatura scende già a 5° bisogna intervenire rapidamente, in quanto si determina un rischio grave per i lavoratori coinvolti.

Le attività lavorative svolte dai 5° a 0°, mettono a forte rischio la salute dei lavoratori e sono per lo più quelle che si svolgono in ambienti estremamente freddi quali celle frigorifere e similari, quelle che si svolgono all’aperto nella stagione invernale, quelle che si svolgono in altitudine, quelle che sono in contatto con acque o liquidi freddi o quelle che si svolgono in ambienti chiusi ma aperti a continue correnti d’aria fredda o non riscaldati a sufficienza.

I rischi per la salute possono determinarsi per una diretta e rapida esposizione al freddo o per una prolungata ed eccessiva esposizione.

I danni causati dal lavorare al freddo sono diversi e vanno da quelli di minore gravità come i raffreddori e le infiammazioni delle vie respiratori, quali faringe, trachea, bronchi e polmoni a quelli più gravi come le sinusiti, artrosi e artriti reumatoidi.

Ma chi è esposto frequentemente al freddo può essere interessato anche da una ridotta sensibilità agli arti come da una difficoltà di concentrazione e in casi estremi anche da danni all’apparato muscolo-scheletrico e da ipotermia.

Il rischio derivante dall’esposizione al freddo e il danno che ne consegue, può essere diverso a seconda delle caratteristiche individuali dei lavoratori, infatti sono più esposti:

  • i lavoratori di età superiore ai 55 anni;
  • quelli che soffrono di asma;
  • i lavoratori che hanno malattie cardiovascolari, diabete, ipertensione, disturbi renali o epilessia;
  • i lavoratori che fanno un consumo eccessivo di tabacco e alcol o che assumono psicofarmaci o che sono sottopeso.

Può essere eliminato o almeno ridotto il rischio da freddo adottando adeguate misure di prevenzione e precauzione:

  • limitando il tempo di esposizione dei lavoratori alle basse temperature;
  • fornendo i lavoratori di sistemi di protezione individuali con abbigliamento idonei per stare al caldo ma senza una eccessiva sudorazione;
  • collocando e attivando apparati condizionanti la temperatura.

Nell’incontro con le direzioni aziendali per fronteggiare il rischio da freddo devono essere valutati:

  • la presenza o meno di postazioni lavorative collocati in ambienti interni ma freddi;
  • la presenza di forti sbalzi di temperatura con postazioni lavorative interne a forte produzione di calore mentre il resto dell’ambiente è estremamente freddo;
  • la collocazione di attività lavorative all’aperto;
  • le caratteristiche ambientali e strutturali dei luoghi di lavoro e l’efficacia dell’isolamento termico e degli impianti di riscaldamento esistenti;
  • il materiale costruttivo usato. Se le pareti del capannone come dell’ufficio sono in laterizi c’è un maggior isolamento termico mentre se sono in cemento prefabbricato o con grandi finestre o addirittura con pareti di vetro l’isolamento termico è più basso;
  • gli impianti utilizzati e funzionanti per controllare le condizioni climatiche, cioè condizionatori, termosifoni, termoconvettori, stufe di vario genere.

Se dall’esito della riunione emergesse una valutazione della presenza di un rischio derivante dal freddo di gravità bassa, media o forte è necessario intervenire nei tempi corretti rispetto alla gravità del rischio stesso con misure di varia natura.

Misure tecniche:

  • prevedere un riscaldamento locale e comunque in prossimità delle postazioni, meglio se a raggi infrarossi, o comunque utilizzando qualsiasi apparecchiatura che produca calore, anche in attività lavorative esterne;
  • istallare dei sistemi di aerazione centralizzati che riscaldino senza formare correnti d’aria;
  • fornire strumenti di lavoro maneggevoli e termicamente isolati;
  • utilizzare mezzi ausiliari per ridurre i lavori faticosi, evitando l’eccessiva sudorazione;
  • adeguare i carrelli elevatori e mezzi di movimentazione che operano all’aperto, con opportuni sedili riscaldati;
  • realizzare rampe, collegamenti e porte per il trasbordo e l’entrata di merci che impediscano l’ingresso continuo di aria fredda dall’esterno;
  • predisporre   le   postazioni   lavorative   con   tappetini   isolanti che   fungano   anche   da ammortizzatori, in particolare per le attività da svolgere sempre nello stesso posto e in piedi;
  • collocare pannelli, anche mobili, isolanti per la protezione da correnti di aria fredda vicino alle postazioni lavorative;
  • predisporre dei locali riscaldati vicini alle postazioni ove i lavoratori abbiano la possibilità di effettuare pause, riscaldarsi, bere bevande analcoliche calde;

per lavori che si svolgono all’aperto che presentano l’ulteriore svantaggio della presenza del vento e dell’umidità che aumentano la percezione del freddo bisogna che siano predisposte strutture di protezione che possano far riparare i lavoratori dall’eventuale vento freddo, come tettoie, tende, container e dove possano adeguatamente realizzare le pause e bere bevande calde.

Misure organizzative.

Realizzare pause lavorative, da calcolare come tempo di lavoro, in aggiunta a quelle contrattuali per poter sostare in locali riscaldati, con la temperatura almeno di 18°, quando il lavoratore che opera in una situazione critica a causa del freddo ne senta la necessità.

Abbigliamento.

Per raggiungere un buon compromesso tra la necessità di proteggersi dal freddo e la traspirazione è opportuno che le aziende forniscano i lavoratori di indumenti sottili che devono essere indossati a “cipolla”. Tale abbigliamento rispetto a pochi strati di vestiti pesanti permette un miglior isolamento termico e un processo di sudorazione ottimale.

Se dalla riunione emergesse un atteggiamento positivo delle direzioni aziendali si è ancora in tempo per predisporre le misure necessarie a fronte del rischio da freddo che si accentuerà nelle prossime settimane, nel caso contrario dobbiamo sempre ricordare alle aziende ma anche ai lavoratori che a fronte di un elevato rischio per la salute come prevedono le norme in essere, si può sempre fermare la produzione con la percezione integrale del salario. E deve partire con urgenza da parte degli Rls e delle segreterie delle strutture territoriali della Categoria denuncia al Servizio di Prevenzione del Asl/Ats.

Ondate di calore e lavoro…

In questi giorni si determinando condizioni climatiche caratterizzate da alte temperature che proseguiranno, salvo brevi interruzioni per tutto il mese di luglio, a causa dei cambiamenti climatici causati dall’ eccessivo riscaldamento dell’atmosfera per le notevoli quantità di anidride carbonica emessa. 

Il prevedibile eccessivo calore degli ambienti di lavoro, somma del calore prodotto dalle macchine e del calore esterno non sarà circoscritto, come negli anni passati, solo alle prime due settimane di luglio con le cosiddette “ondate di calore” ma permarrà per molto tempo e deve essere affrontato per tempo e adeguatamente. 

IL RUOLO DEL RLS E DELLA RSU

È opportuno che le RSU e gli RLS chiedano alle direzioni aziendali l’immediata apertura di un confronto per valutare correttamente il rischio del calore eccessivo, individuando i più adeguati e urgenti interventi e nel contempo dando adeguate informazioni ai lavoratori. 

Nell’eventualità che le aziende si rendessero indisponibili a tale confronto, si deve immediatamente inviare denuncia, firmata dagli RLS e dal segretario territoriale della categoria di riferimento, al Servizio di Prevenzione e Protezione sul lavoro delle Asl competenti. 

In assenza degli interventi necessari, in attesa dell’intervento della Asl, determinandosi le condizioni di alta temperatura, scarsa o nulla ventilazione, rischio di stress calorico per i lavoratori, gli RLS possono comunque chiedere ai lavoratori di interrompere le attività lavorative, intendendo tale astensione lavorativa non come sciopero, ma applicazione di ciò che è previsto dal Dlgs 81/08 in tema di tutela della salute dei lavoratori, in quanto sono state disattese le norme presenti nell’allegato IV dello stesso decreto al cap. 1.9 (microclima) e in particolare al comma 1.9.1

(aerazione dei luoghi di lavoro chiusi), comma 1.9.2 (temperatura dei locali) e 1.9.3 (umidità). 

La retribuzione riferita al periodo di astensione lavorativa a causa dell’alta temperatura deve essere, dalle aziende integralmente retribuita come espressamente norma l’articolo 1206 del

Codice Civile che afferma: “Quando la prestazione offerta dal lavoratore non è eseguibile per

danno imputabile all’azienda il rischio della obbligazione, cioè la retribuzione ricade sull’azienda medesima “. 

IL CALORE NEI LUOGHI DI LAVORO

Il calore eccessivo negli ambienti di lavoro può risultare ai lavoratori e soprattutto alle lavoratrici insopportabile in quanto si accompagna a stati di malessere che possono risultare anche di natura acuta tale da portare a uno stato di stress calorico.  

Lo stress da calore può essere colto anticipatamente se si presta grande attenzione a quei sintomi che correttamente si definiscono “eventi sentinella “che sommariamente e per esemplificazione elenco: cefalee, confusione mentale e comportamenti insicuri.  

Nella sottostante tabella elenco gli effetti sulla salute dello stress da calore: 

EFFETTI SULLA SALUTE SINTOMI TRATTAMENTO
Sfogo da calore Sfoghi rossi irregolari con prurito Cambiare i vestiti con vestiti asciutti, evitare ambienti caldi, rinfrescare la pelle con acqua fresca
Svenimento Svenimento improvviso dopo almeno due ore di lavoro, pelle pallida e fredda, polso debole Ricevere cure mediche, spostare la persona in area fresca, allentare i vestiti, farla sdraiare, se la persona è cosciente offrire piccoli sorsi d’acqua
Crampi di calore I crampi di calore sono dolorosi spasmi involontari della muscolatura, l’inadeguata assunzione di liquidi spesso contribuisce a questo problema, i muscoli più colpiti sono polpacci, braccia, addome e schiena In presenza di un crampo fermarsi e bere acqua, fare un leggero stiramento e massaggio                  
Sfinimento di calore Assomiglia molto allo shock, appare in maniera improvvisa, con i sintomi dello svenimento, nausea, pallore, polso rapido, bassa pressione sanguigna, pelle rossa, secca, febbre lieve Portare la persona in un luogo ombreggiato, stenderla, alzargli leggermente le gambe, allentare o rimuovere i vestiti, fare bere acqua senza ghiaccio, rinfrescare la persona spruzzando acqua fresca
Colpo di calore Aumento della temperatura corporea sopra i 40 gradi, pelle secca, alterazione della coscienza, battito cardiaco accelerato, respiro rapido, cessazione della sudorazione Spostare la persona lontana dalla fonte di calore, in un luogo ombreggiato o climatizzato, chiamare il 118, spruzzare acqua fresca

Per impedire l’instaurarsi di tali situazioni bisogna individuare correttamente gli obiettivi da conseguire nello svolgimento della riunione con l’azienda. 

LINEE GUIDA INAIL

A tale proposito vi ripropongo una sintesi delle linee guida che sono state definite e prescritte da diversi Servizi di Prevenzione delle Asl, sia per una corretta valutazione del rischio e sia per attivare le misure necessarie a impedirli che avevo già inviato negli anni scorsi insieme a delle utili norme emanate dal Governo del Canada che il sindacato dell’industria Unifor, fa applicare con determinazione e che cortesemente ci ha inviato. 

  • Dare immediatamente la più estesa informazione ai lavoratori sui rischi inerenti i colpi di calore. È essenziale che i lavoratori imparino a riconoscere i segnali precoci del sintomo dello stress da calore e che sappiano come prevenirli: 
    • aumentando la quantità di acqua bevuta, almeno 240 ml ogni 20 minuti; 
    • richiedendo l’effettuazione di pause lavorative aggiuntive; 
    • utilizzando un vestiario adeguato; l’evaporazione del sudore è il primo modo con cui il corpo elimina l’accumulo di calore, perciò il miglior abbigliamento è quello che rende   più facile l’evaporazione del sudore e cioè magliette di cotone leggere e pantaloni e intimo sempre di cotone e leggeri. Per i lavoratori che indossano tute o coperture sopra l’abbigliamento estivo si devono conteggiare circa 3 gradi in più di temperatura. 
  • insieme al RSPP aziendale deve essere effettuato il processo di valutazione del rischio da calore, non solo generale per l’intero sito lavorativo ma per ciascun reparto o area, selezionando le aree di lavoro più calde e determinando il livello di dispendio calorico di ciascun lavoratore coinvolto secondo la norma UNI EN 28996 e poi mappando le aree selezionate in base alla misurazione dei parametri quali l’umidità relativa, misurata con l’igrometro, di cui l’azienda deve dotarsi insieme al termometro. Deve essere anche misurata la velocità dell’aria per ogni ora durante il turno pomeridiano, che è prevalentemente il più caldo; 
  • Il rischio da calore eccessivo può essere più o meno ampio a secondo delle attività svolte in ciascun reparto anche per la presenza di sorgenti interne di calore; 
  • La valutazione del rischio deve essere fatta per tutte le postazioni tenendo conto del dispendio energetico di ciascun lavoratore e secondo l’attività che svolge, dell’isolamento termico determinato dal vestiario indossato, soprattutto se c’è l’obbligo di indossare indumenti protettivi che ostacolano l’evaporazione del sudore dell’umidità relativa, del calore radiante, della velocità dell’aria circolante nell’ambiente di lavoro. 

Fatta la valutazione del rischio si deve verificare il risultato: se questo è alto, già dalla fascia gialla e/o rossa devono essere messi immediatamente in atto gli interventi correttivi e deve essere coinvolto anche il medico competente per la necessaria sorveglianza sanitaria: 

  • Bisogna ridurre il dispendio energetico di ciascun lavoratore, diminuendo il carico di lavoro fisico aumentando il numero e la durata delle pause e riducendo la frequenza e la velocità delle linee di produzione; 
  • Si deve aumentare la velocità di circolazione dell’aria, aumentando la velocità di condizionamento in presenza di eventuali impianti di condizionamento centralizzati, aprendo porte e finestre, predisponendo opportuni e adeguati ventilatori o condizionatori in prossimità di ogni postazione; 
  • Deve rendersi disponibile per ogni lavoratore, vicino alla postazione di lavoro, un’adeguata quantità di acqua fresca che significa, perlomeno la possibilità di bere un bicchiere d’acqua ogni 20 minuti; 
  • Le zone di riposo e la mensa devono essere condizionate per consentire una adeguata dispersione di calore accumulato da ciascun lavoratore. 

Riteniamo utile che già dai prossimi giorni si proceda nella richiesta di incontri con le aziende per far sì che ci sia il tempo corretto per fare la valutazione e per predisporre le azioni opportune. 

Spero che queste indicazioni vi siano utili, chiarendo che sono ormai consolidate norme e comportamenti definite dalle Asl e a cui le aziende non possono opporsi.